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Mesa redonda Miscelánea. Il dolore toracico: un sintomo da valorizzare nell ́adolescente


 

Il dolore toracico: un sintomo da valorizzare nell´adolescente

G. Raiola (*), M.C. (**), D. Salerno (***), M. Aloe (****), V. Talarico (****), S. Spagnolo (****), M. Barreca (*), M.N. Pullano (****). (*) SOC di Pediatria, A.O. Pugliese-Ciaccio, Catanzaro (**) SOC di Ematoncologia Pediatrica, A.O. Pugliese-Ciaccio, Catanzaro (***) SOC di Chirurgia Pediatrica, A.O. Pugliese-Ciaccio, Catanzaro (****) U.O. di Pediatria, Università Magna Graecia di Catanzaro

 

Adolescere 2014;II (2): 45-58

 

Riassunto

Nell’infanzia e nell’adolescenza, i dolori toracici sono relativamente comuni e auto- limitanti. A causa della stretta associazione tra dolore toracico, cardiopatie e morte improvvisa negli adulti questo sintomo è causa di notevole ansietà nei ragazzi, nei loro genitori e nei medici. Gli Autori prendono in esame le più frequenti cause di dolore toracico, la diagnostica e l’eventuale trattamento. Infine anche il dolore toracico dovuto ad abuso di sostanze (in particolare cocaina) e monossido di carbonio. La conoscenza della patologia, un’accurata anamnesi ed un attento esame obiettivo permetteranno di formulare una corretta diagnosi e di pianificare un’adeguata strategia d’intervento. L’articolo è corredato da alcuni casi clinici.

Parole chiave: Dolore toracico, Adolescenti, Diagnosi, Trattamento.

Abstract

In childhood and adolescence chest pain is relatively common and self-limiting. Because of the close association between chest pain, heart disease and sudden death in adults, this symptom is a cause of considerable anxiety in the child, parents and doctors. The authors examine the most frequent causes of chest pain, diagnosis and treatment options. Finally, also chest pain due to the abuse of substances (particularly cocaine) and carbon monoxide will be discussed. The knowledge of the disease, careful anamnesis and a thorough physical examination will be very important to make a proper diagnosis and plan the appropriate intervention strategy. This article includes some clinical cases.

Keywords: Chest pain, Adolescents, Diagnosis, Treatment.

 

Il dolore toracico nel bambino e nell’adolescente è uno dei più comuni motivi per i quali si consulta il pediatra o ci si reca impronto soccorso.

Generalmente non rappresenta un sintomo importante e di rado è indice di patologie a carico dell’apparato cardiaco e respiratorio (1). Tuttavia la stretta associazione, nei pazienti adulti, tra dolore toracico, cardiopatie e morte improvvisa è spesso causa di notevole allarmismo. Una buona conoscenza del problema, un’accurata anamnesi ed un attento esame obiettivo permetterà di formulare una diagnosi e di adottare la più consona strategia d’intervento.

Si presenta in egual misura in entrambi i sessi, con un’età media di presentazione di 13 anni; talvolta è ricorrente. Nella maggior parte dei casi l’obiettività clinica è negativa ed i dati di laboratorio e/o strumentali sono di scarso aiuto.

Un’accurata anamnesi riveste un ruolo di primaria importanza. In particolare, bisognerà: mettere a proprio agio il paziente facilitando la descrizione del dolore con parole proprie (“il mio cuore andava di corsa”, “era come se avessi nel torace un uccello che batteva le ali”, “avvertivo palpitazioni”); valutare la personalità del paziente e dei genitori e le interazioni familiari (per escludere cause psicologiche del dolore); indagare su eventuali malattie cardiache e morti improvvise per cause cardiache nella familiarità.

Cause e manifestazioni cliniche

Dolore toracico idiopatico (fitte precordiali)

È la più frequente causa di dolore toracico in età pediatrica (12-85%). La fitta dolorosa può manifestarsi a riposo o nel corso di una moderata attività fisica, può durare da qualche secondo a qualche minuto, è ben localizzata in un punto situato lungo il margine sternale di sinistra o in corrispondenza dell’itto della punta. Può essere esacerbato dalla respirazione profonda o da una pressione manuale esercitata sullo sterno o sulla gabbia toracica. Non sono presenti segni d’infiammazione (2). La causa è sconosciuta. Se dopo un’accurata anamnesi, un accurato esame obiettivo e l’eventuale esecuzione di esami strumentali e di laboratorio non sarà riscontrata alcuna causa che possa essere alla base della sintomatologia dolorosa, potrà essere posta diagnosi di dolore toracico idiopatico.

Disordini muscolo-scheletrici

Costocondrite

È una delle più frequenti cause di dolore toracico; spesso preceduta da un’infezione delle vie respiratorie superiori o da un’attività fisica intensa. È più frequentemente riscontrata nel sesso femminile.

La sintomatologia dolorosa generalmente si esacerba con i profondi atti respiratori e può durare da qualche secondo a qualche minuto. Tende ad essere monolaterale, prevalentemente a livello della IV-VI articolazione condrocostale. Non sono presenti segni d’infiammazione. Elemento essenziale per la diagnosi dicostocondrite è rappresentato dalla riproducibilità clinica del dolore mediante la palpazione o la mobilizzazione della parte interessata o del braccio e della spalla omolaterale. In molti pazienti il disturbo si autolimita, anche se nel corso dell’adolescenza si possono avere intermittenti esacerbazioni.

Sindrome di Tietze

La sindrome di Tietze è un’ infiammazione non suppurativa localizzata dell’articolazione costocondrale, costosternale o sternoclavicolare. Rara in età pediatrica si manifesta più frequentemente negli adolescenti e nei giovani adulti. Non vi è differenza di sesso. Deve essere differenziata dalla costocondrite e dalle neoplasie. Nella maggior parte dei casi l’origine è sconosciuta. In tempi recenti si è giunti a pensare che l’origine del disturbo sia attribuiblile ad infezioni delle vie aeree superiori con tosse eccessiva, così come a traumi minimi che possono passare inosservati. Il dolore può essere riprodotto palpando la parte interessata.

Sindrome da scivolamento

Rara in età pediatrica, è caratterizzata da dolore localizzato alla parte inferiore del torace o ai quadranti addominali superiori, causato dalla dislocazione dell’ottava, nona o decima costa che, non essendo unite direttamente allo sterno ma piuttosto collegate tra loro tramite un setto fibrocartilagineo, sono ipermobili e soggette a traumi, anche di minima entità.

Stiramenti, spasmi, affaticamenti muscolari

Strappi muscolari interessanti il grande e/o piccolo pettorale possono verificarsi in giovani atleti (ginnasti e sollevatori di pesi). Fratture da sforzo possono osservarsi in tennisti e vogatori. I nuotatori possono presentare dolori toracici secondari ad un lungo trattenimento del respiro durante uno sforzo fisico particolarmente intenso. In letteratura è stata rilevata una stretta relazione tra sollevamento dei pesi e dissecazione dell’aorta, quale conseguenza di un intenso sforzo isometrico (3).

Recentemente è stato descritto un caso di un giovane atleta di 12 anni che presentò un improvviso dolore al rachide e al torace mentre praticava nuoto (stile a farfalla). Sottoposto a TAC del torace si diagnosticò dissecazione dell’aorta toracica discendente e un massivo emotorace destro (Standford Tipo B). Fu quindi sottoposto ad intervento chirurgico ma, a causa di un danno multi organo, morì dopo cinque giorni.

L’esame istopatologico di un campione dell’aorta dissecata, non evidenziò degenerazioni della media o necrosi. L’anamnesi personale e familiare era negativa per malattie cardio- vascolari. Questo paziente aveva una struttura muscolare da adulto, ma il diametro del lume dell’aorta non era proporzionato, in quanto era di soli 11 mm. In questo giovane paziente, a quanto pare, il nuoto ha provocato una manovra di Valsava con un innalzamento della pressione arteriosa acuta e conseguente dissezione su base meccanica di un’aorta toracica sottosviluppata (4).

Gli altri fattori di rischio che predispongono a dissezione dell’aorta in età pediatrico-adolescenziale sono le anomalie cardiovascolari (sindrome di Turner, sindrome di Marfan e altre anomalie del tessuto connettivo), l’ipertensione, i traumi e il sollevamento di pesi.

Traumi toracici non penetranti (traumi diretti)

L’impegno di molti teenagers in attività sportive li espone ad accidentali traumi del torace (nel 2% dei soggetti in età pediatrica). Il trauma toracico può causare dolore localizzato, tumefazione ed iperemia nella zona interessata. Se al dolore si associano aritmia e brevi atti respiratori, dovrà essere presa in considerazione la contusione del miocardio e un emopericardio (2).

Xifodinia

Causata da ipersensibilità al dolore del processo xifoideo, è caratterizzata da dolore localizzato in questa sede che può essere aggravato da mangiare un pasto pesante, tosse e movimenti di flessione e rotazione. La causa del dolore è sconosciuta. La compressione digitale sull’apofisi xifoidea suscita dolore sordo

Malformazioni della colonna vertebrale

Uno stimolo doloroso, nato da un’irritazione primitiva di una radice dorsale, può essere riferito alla parete toracica, cosi come si verifica nel caso delle radicoliti.

Questa sintomatologia può insorgere in pazienti con cifosi di grado elevato (malattia di Scheuerman) (2). La cifosi viene determinata da caratteristiche deformazioni a cuneo delle vertebre toraciche.

La stessa patogenesi vale anche per lo schiacciamento dei corpi vertebrali, lesioni scheletriche di natura infiammatoria o neoplastica, compressione del midollo spinale (tumore, ascesso epidurale, collasso vertebrale).

Disordini respiratori

Asma, Asma da sforzo

Le cause sono d’attribuire alla presenza di: dispnea, iperpnea, iperespansione polmonare, tosse, stiramento della muscolatura toracica, ansia, tachipnea. Il dolore è secondario allo stiramento dei muscoli della parete toracica o dalla stimolazione dei nervi intratoracici.

Polmonite, Pneumotorace, Pleurite, Pneumomediastino, Embolia polmonare, Inalazione di corpi estranei

A rischio per pneumotorace sono i soggetti con asma, fibrosi cistica, inalazione di corpo estraneo e sindrome di Marfan (2). Generalmente insorge con dispnea e dolore toracico. Lo pneumomediastino spontaneo è una rara entità clinica che difficilmente può essere osservata in pazienti pediatrici (5). L’embolia polmonare si osserva raramente in età pediatrica, può causare dolore toracico associato a tosse, emottisi, dispnea e tachicardia (6).

Disordini gastrointestinali

Esofagite da reflusso gastro-esofageo

I disordini gastrointestinali rappresentano circa l’8% delle cause di dolore toracico in questa fascia d’età (2). La più comune causa intestinale di dolore toracico è il reflussogastro-esofageo con esofagite. Il dolore può non essere specifico e descritto come un bruciore retrosternale, che viene ad essere aggravato dall’aumento della pressione intraddominale, dalla posizione supina ed è correlato con l’assunzione di cibo.

Il trattamento di prima scelta è rappresentato dagli anti H2 e dagli inibitori della pompa pro- tonica.

Spasmi o stenosi esofagee

Di rara osservazione, oltre al dolore retrosternale è presente disfagia.

Corpi estranei in esofago

Dolore retrosternale, disfagia e odinofagia

Ingestione di sostanze caustiche

Spesso a scopo suicidario; è presente dolore retrosternale edisfagia.

Iperdistensione gastrica

Può essere causata da iperdistensione dello stomaco causata da iperventilazione, deglutizione frequente di saliva, introduzione eccessiva di liquidi ed aerofagia.

Occasionalmente pazienti con ulcera peptica, colelitiasi, epatite,ascesso subfrenico o pancreati-te, possono presentare dolore riferito al torace inferiore (in quanto le porzioni posteriori e laterali del diaframma sono innervate dai nervi intercostali. Il sistema d’innervazione della porzione centrale e di quella anteriore, invece, determina un fenomeno di sinalgia delle regioni della spalla e del collo (6).

Miscellanea

Drepanocitosi

Nella malattia drepanocitica le crisi vaso-occlusive possono causare dolore toracico. La conseguenza immediata della crisi vasoocclusiva, generalmente del microcircolo, è il dolore, che tende a diffondersi dando spesso la sensazione soggettiva di “fine imminente”.

Il paziente si presenta al pronto soccorso in preda a crisi d’ansia, tachicardico, febbrile, talvolta con nausea e vomito. Quando viene interessato il macrocircolo oltre al dolore, in genere localizzato, si instaura un danno d’organo grave (SNC, polmoni). Lecrisi vaso-occlusive interessano prevalentemente l’apparato scheletrico, ma sono anche colpiti i muscoli, il polmone, gli organiaddominali e il sistema nervoso.

Il dolore addominale viene spesso interpretato come appendicite, gli infarti polmonari come polmoniti; per tale motivo possono essere intrapresi iter diagnostico-terapeutici inadeguati ed a volte dannosi.

Di fronte ad un paziente con crisi falcemica, i provvedimenti terapeuticida attuare sono:

— farmaci analgesici

— idratazione

— profilassi antibiotica

— trasfusione o eritroferesi

— somministrazione di O2

— supporto psicologico.

Il sintomo dolore deve essere affrontato prontamente, con decisione e razionalità. La scelta del farmaco deve essere effettuata conoscendo la risposta individuale all’analgesico e valutando i possibili effetti collaterali. Ad esempio, l’impiego di morfinici dovrà essere preclusa in pazienti con infarto polmonare, in quanto questi farmaci possono causare depressione respiratoria. L’infusione e.v. continua di narcotici può dare risultati eccellenti in termini di sedazione della sintomatologia algica, ma richiede la collaborazione di uno specialista in terapia del dolore. Altri trattamenti da associare sono l’idratazione, l’antibioticoterapia e l’eventuale trasfusione o exanguino-trasfusione.

Cause mammarie nella femmina

Secondarie a: tensione mammaria, mastite, traumi, terapia estroprogestinica, neoplasie (rare). Raramente il dolore toracico è associato a dispnea. In questi casi deve far sospettare una embolia polmonare (6).

Cause mammarie nel maschio

Secondarie a ginecomastie e neoplasie (rare).

Pleurodinia (Malattia di Bornholm)

Può verificarsi a qualsiasi età, ma è più comune nei bambini. È generalmente causata da infezioni da virus Coxakie B ed Echovirus. L’inizio è brusco, con febbre, dolore intenso, talora intermittente, al torace o nella parte alta dell’addome. Si possono associare: iperestesia locale, tumefazione dei muscoli colpiti e respiro superficiale. All’ascoltazione del torace possono essere apprezzati degli incostanti sfregamenti pleurici (generalmente evidenti in concomitanza degli episodi dolorosi). Gli esami di laboratorio sono di scarsa utilità; la conta dei GB è variabile, ma è frequente una elevazione dei granulociti neutrofili. La VES può presentare valori normali o particolarmente elevati. L’RX del torace è per lo più negativo. Non sono frequenti le complicanze anche se sono descritte: pleurite fibrinosa, pericardite, orchite e meningite asettica. Generalmente il decorso ha una durata di 2-3 giorni (2).

Caso clinico (osservazione personale)

Riportiamo il caso di un pz di 12 anni giunto alla nostra osservazione per improvvisa comparsa dolore toracico intenso, accentuato dagli atti del respiro, e febbre (T 38.0°C). All’EO: Condizioni generali discrete. Lamentava dolore toracico trafittivo, accentuato dagli atti del respiro, dalla digitopressione e dai movimenti di torsione del tronco. All’auscultazione del torace respiro aspro diffuso. Restante obiettività clinica negativa. Gli esami ematochimici effettuati mostravano una lieve leucocitosi neutrofila (GB 9.500, 62.8%, LI 22%, MO 8.8%), negatività degli indici di flogosi, dell’autoimmunità e degli enzimi cardiaci. ECG ed ecocardiogramma nella norma. Nel sospetto di un dolore toracico di origine pleuropolmonare il pz veniva sottoposto a radiografia del torace che risultava sostanzialmente negativa, ad eccezione di una sfumata obliterazione del seno costofrenico di sx. Dato l’esordio acuto della sintomatologia, la sostanziale negatività degli esami laboratoristici e strumentali veniva posto il sospetto di Malattia di Bornhol e richiesta sierologia per Coxakie virus risultata positiva.

Le manifestazioni cliniche del paziente sono progressivamente migliorate nell’arco di pochi giorni: il dolore toracico è completamente scomparso dopo 2 giorni senza alcuna terapia, ad ulteriore conferma dell’andamento benigno della malattia.

Sindrome S.A.P.H.O.

La sindrome S.A.P.H.O., il cui acronimo indica Synovitis, Acne, Pustulosis, Hyperostosis, Os- teomyelitis, è caratterizzata dall’associazione, anche non simultanea, di manifestazioni cuta- nee ed osteoarticolari, tanto da essere anche definita SKIBO (Skin and Bone disease). La sin- drome può comparire a qualsiasi età, interessando prevalentemente il periodo che intercorre tra l’infanzia e l’adolescenza; è inoltre caratterizzata da fasi di remissione e riacutizzazione. I soggetti affetti presentano usualmente dolore, edema e limitazione funzionale a carico delle articolazioni coinvolte e lesioni cutanee che vanno dalla pustolosi palmo-plantare all’acne cong- lobata. Il processo osteitico coinvolge particolarmente le articolazioni sterno-clavicolari, costo- sternali e manubrio-sternali, pertanto il quadro clinico d’esordio è spesso caratterizzato dalla comparsa graduale di dolore toracico, inizialmente a carattere episodico, a cui si può associare tumefazione dell’articolazione sterno-clavicolare e manubrio-sternale; in fase iniziale il dolore può essere l’unico sintomo. Nei bambini frequentemente si presenta con dolore acuto o cronico alle estremità, debilitante, caratterizzato da riacutizzazioni durante la notte ed interessamento delle ossa lunghe, accompagnato a febbre. Le principali manifestazioni cutanee sono l’acne conglobata e la pustolosi. L’acne conglobata è una variante suppurativa dell’acne volgare, carat- terizzata da formazioni ascessuali profonde e da cicatrici. Le sedi più frequentemente coinvolte sono il volto, il collo, la parte superiore del torace e il dorso. La diagnosi è essenzialmente clinica poiché la sindrome S.A.P.H.O. non possiede markers istologici, sierologici o radiologici tali da consentire di porre diagnosi di certezza (7,8).

Caso clinico (osservazione personale)

Riportiamo il caso clinico di una paziente di 12 anni giunta alla nostra osservazione per acne diffusa, progressivamente peggiorata nell’arco di poche settimane, e presenza di lesioni pustolose agli arti inferiori, comparse da pochi giorni. Da circa 3 mesi la ragazza presentava acne sul viso che rapidamente si estendeva sul dorso e sul torace, per cui veniva consultato lo specialista dermatologo che prescriveva terapia antibiotica locale senza alcun beneficio. Nel corso del ricovero la paziente iniziava a lamentare dolori articolari in sede lombare che limitavano i movimenti, dolore toracico, che si accentuava con gli atti del respiro, e febbre elevata ad andamento intermittente. Rapidamente compariva anche dolore a livello dell’articolazione tibio-tarsica, che rendeva impossibile la deambulazione. I primi esami di laboratorio evidenziavano leucocitosi neutrofila e aumento degli indici di flogosi (VES, PCR, PCT, alfa proteine); veniva pertanto intrapresa terapia antibiotica sistemica e anti-infiammatoria, con lieve miglioramento della sintomatologia dolorosa.Ai successivi controlli si osservava riduzione della leucocitosi neutrofila e degli indici di flogosi, le sottopopolazioni linfocitarie mostravano aumento dei Linfociti T con un aumentato rapporto CD4/CD8; negativa la ricerca di autoanticorpi e HLA B27. Lo studio radiologico dello scheletro (Rx bacino, femore e mano-polso) evidenziava segni di osteosclerosi. La Scintigrafia Ossea Total Body con Tc 99 confermava un processo osteoblastico attivo, con aree di focale accumulo del tracciante a livello della testa dell’omero destro, del corpo del manubrio sternale e delle clavicole (bull’s head sign), del ginocchio sinistro, dell’articolazione tibio-tarsica sinistra e del piede omolaterale.

La RM permetteva una migliore caratterizzazione delle lesioni ossee evidenziando due lesioni focali della spongiosa (midollar bone lesion), iperintense in T2 a livello di L3 e L4, della testa omerale destra e della clavicola sinistra. Gli elementi clinici e radiologici in nostro possesso, consentivano di porre diagnosi di Sindrome S.A.P.H.O.

Veniva intrapresa terapia medica con Metotrexatei.m. con netta riduzione della sintomatologia dolorosa tanto da permettere la ripresa della deambulazione. Persistendo intenso dolore a livello del rachide lombare e agli arti inferiori, veniva intrapresa terapia con Pamidronatoe.v., associato a Vitamina D e Carbonato di Calcio. L’introduzione del Pamidronato sortiva un netto miglioramento del dolore osteoarticolare che, comunque, non permetteva la sospensione della terapia con FANS; anche le manifestazioni cutanee miglioravano progressivamente. Attualmente la ragazza è in terapia con Metotrexate e Pamidronato, ed esegue stretto follow-up; si valuterà, in seguito, se intraprendere terapia biologica che è stata impiegata con successo in alcuni casi di SAPHO.

Tumori

I tumori toracici e la leucemia raramente si presentano con dolore toracico. Si presume che il dolore sia secondario a compressione meccanica dei nervi intercostali o del midollo allungato, oppure a infiltrazione ossea da parte delle cellule tumorali.

È stato descritto in letteratura il caso di una paziente di 12 anni che presentava da circa 6 mesi un dolore localizzato a livello del torace anteriore e tumefazione sternale. L’anamnesi era negativa per eventi traumatici. L’esame radiografico e la TAC del torace rivelavano una lesione osteolitica che dissolveva la corticale del corpo dello sterno, sia anteriormente che posteriormente, mentre la RMN mostrava un segnale di bassa intensità in T1-pesata e di elevata intensità in T2-pesata. La scintigrafia ossea, eseguita con tecnezio, evidenziava un aumento della captazione del radiofarmaco a livello sternale, del grande trocantere del femore e della estremità della tibia di destra. L’esame radiologico di questi ultimi due distretti ossei, confermava la presenza di lesioni osteolitiche. Sottoposta a biopsia della lesione sternale, la diagnosi istologica fu di “istiocitosi a cellule di Langherans (LCH)”. Venne trattata con chemioterapia (citarabina più vincristina) e la paziente guarì (9).

La localizzazione sternale è estremamente rara, rappresenta infatti, meno dell’1% delle localizzazioni ossee da LCH e, nel79% dei casi, si tratta di lesioni singole. La più frequente sede di localizzazione è il cranio, seguono in ordine decrescente di frequenza: femore, mandibola, pelvi, costole, rachide, scapola, omero e clavicola.

Fumo di sigarette

Il dolore toracico secondario a irritazione polmonare è uno tra i sintomi più comuni dell’esposizione al fumo.

In Italia, sono oltre un milione e duecentomila i giovani fumatori, cioè circa il 20% tra i 15 e i 24 anni con un costante incremento con l’età (10). Recenti dati dimostrano un’età media di inizio del fumo intorno ai 17 anni, senza differenze significative tra maschi (17,2 anni) e femmine (17,8 anni).

Inoltre, solo una minoranza inizia a fumare oltre i 18 anni, mentre 1/5 dei fumatori acquisisce l’abitudine prima dei 15 anni (10), derivandone che per ridurre la diffusione del fumo nei soggetti adulti è indispensabile ridurre il numero delle persone che iniziano a fumare in giovane età mediante interventi molto precoci di prevenzione primaria.

L’esposizione diretta e indiretta al fumo, pone in serio pericolo la salute delle gestanti, dei neonati e dei bambini. I bambini e i neonati esposti al fumo di tabacco, rispetto ai soggetti non esposti, presentano più possibilità di presentare infezioni delle prime vie aeree e asma.

Stupefacenti

Un altro problema emergente è il consumo di sostanze stupefacenti in particolare l’ecstasy, il crack e la cocaina.

Il crack (sotto forma di piccoli cristalli opalescenti) viene da molti preferito alla cocaina in polvere, per i suoi effetti rapidi ed intensi, per il suo basso costo per dose e per la facilità di confezionamento e trasporto della dose. Il crack in granuli, non solubile, si “fuma”. Fumare ha la stessa intensità e rapidità di effetti dell’iniezione endovenosa. Gli abituali consumatori di crack possono presentare una vera epropria sindrome, definita “polmone da crack” (11).

Il dolore toracico, in questi soggetti, è un evento frequente e peggiora nelle profonde inspirazioni. Sembra essere dovuto all’irritazione bronchiale da parte della cocaina stessa, dei prodotti di combustione del crack o dei prodotti utilizzati per favorire la combustione (ad es. butano). Altre cause di dolore toracico che devono comunque essere prese in considerazione nell’utilizzatore di crack sono l’ischemia miocardica acuta, il pneumotorace e il pneumomediastino.

La cocaina può indurre spasmo delle arterie coronarie epicardiche con possibile ischemia e infarto, possibile formazione di trombi endocoronarici da attivazione piastrinica (attraverso l’attivazione della aggregabilità piastrinica indotta dalle catecolamine), proliferazione intimale di cellule muscolari lisce che possono favorire, assieme alla formazione di trombi, l’ostruzione acuta coronarica. La proliferazione intimale potrebbe essere sollecitata da fattori di crescita liberati dalle piastrine. Le modificazioni arteriose intramiocardiche nei cronici consumatori di cocaina, fa si che qualsiasi stimolo che aumenti la domanda di O2 miocardica possa comportare ischemia.

Per quanto esposto, nel sospetto che ci si trovi, dinnanzi a un soggetto che abbia potuto abu- sare di sostanze stupefacenti, deve essere presa in considerazione la possibilità di effettuare uno screening sulle urine e la ricerca dei metaboliti urinari della cocaina.

Meccanismi fisiopatologici responsabilid’ischemia miocardica dopo l’uso di cocaina

La cocaina inibisce la ricaptazione di noradrenalina da parte delle terminazioni nervose adrenergiche e potenzia gli effetti delle catecolamine circolanti sugli organi bersaglio. Ciò provoca un’aumentata stimolazione simpatica del cuore e dei vasi periferici, che determina un maggiore lavoro del cuore e dei vasi periferici, quindi un incremento del consumo di O2. L’aumento del lavoro del cuore in soggetti con coronaropatie può essere il solo meccanismo del dolore toracico da cocaina.

L’aumento delle resistenze nel circolo coronario associato alla tachicardia e all’ipertensione potrebbero spiegare l’ischemia in assenza di coronaropatia.

Caso clinico (osservazione personale)

Un paziente di 21 anni, affetto da microdrepanocitosi, con cattiva compliance alla terapia, dall’età di 16 anni presentava frequenti crisi vasoocclusive che richiedevano l’ospedalizzazionee, mediamente una volta l’anno, si complicavano con broncopolmoniti. Ritenevamo che il peggioramento dell’andamento clinico del paziente fosse da attribuire alla sua usuale cattiva compliance al trattamento. Posto in terapia con idrossiurea il paziente mostrava un netto miglioramento delle condizioni cliniche con scomparsa delle crisi vasoocclusive, sino a quando giungeva al ricovero ospedaliero per astenia ingravescente e dispnea al minimosforzo.

All’EO: condizioni generali scadute, tachicardia, ritmo di galoppo, epatomegalia, qualche rantolo alle basi polmonari. L’esame ecocardiografico rivelava un alterato rilasciamento diastolico del ventricolo destro, ventricolo sinistro di dimensioni conservate con depressa cinesi globale (FE = 46%), ipertensione polmonare, ingrandite le sezioni di destra. Nel sospetto di microembolia polmonare veniva sottoposto a scintigrafia polmonare che mostrava una disomogenea distribuzione parenchimale del radiofarmaco nel terzo medio superiore del polmone destro, con area più decisamente fredda in sede apicale, nel terzo medioanteriore e più piccola in sede mantellare. Posto in trattamento specifico si assisteva a un miglioramento delle condizioni cliniche che ne permettevano la dimissione.

A 6 mesi di distanza si rendeva necessario un nuovo ricovero a causa del ripresentarsi della sintomatologia caratterizzata da astenia intensa e dispnea al minimo sforzo. ECG: tachicardia bsinusale, extrasistolia ventricolare trigemina. Ecocardiografia: funzione sistolica non valutabile. Scintigrafia polmonare: irregolare e disomogenea la distribuzione del radiofarmaco con presenza di multiple aree fredde in entrambi i polmoni, soprattutto a destra.

Indagando sulle abitudini di vita del ragazzo, si apprendeva che sin dall’epoca del primo ricovero aveva iniziato far uso di sostanze stupefacenti, fumando cocaina e crack, con probabile effetto di vasocostrizione della circolazione polmonare, proliferazione delle cellule muscolari lisce della media e dell’intima dei vasi, maggiore consumo d’ossigeno. Tutto ciò predisponeva il paziente alle crisi vaso-occlusive, nonostante il trattamento della patologia di base.

Effetti del consumo di marijuana

L’uso della cannabis produce effetti tossici a livello dell’apparato respiratorio per esposizione sia di breve che di lunga durata: frequenza di assunzione e quantità assunte rappresentano un fattore fondamentale nel determinismo di eventuali patologie polmonari.

Va tenuto presente che i soggetti che abusano di cannabis sono in elevata percentuale (69%) anche fumatori di tabacco ed è quindi difficile distinguere gli effetti del fumo di cannabis rispetto a quelli ampiamente noti del tabacco (12). Sebbene studi clinici di questo tipo siano rari e non tutti concordi, la maggioranza delle ricerche dimostra come l’effetto della cannabis esplichi un effetto additivo nei confronti del tabagismo. La particolare modalità di aspirazione dello “spinello” (inspirazione profonda e prolungata seguita da una manovra di Valsalva) espone il polmone ad un contatto quantitativamente maggiore e prolungato con le sostanze in esso contenute, rispetto ad una sigaretta di tabacco; è infatti dimostrato che i livelli di monossido di carbonio e di deposito di catrame sono rispettivamente cinque e quattro volte superiori dopo assunzione di uno spinello rispetto ad una singola sigaretta.

In uno studio longitudinale è stato evidenziato come il piccolo ma significativo decremento del volume medio espiratorio forzato al primo secondo (FEV1) negli utilizzatori di cannabis è il doppio di quello attribuibile al fumo di tabacco. Anche dopo robuste ma brevi esposizioni al fumo di cannabis (5 spinelli al giorno per 6-8 settimane) si sviluppano significative riduzioni, dose dipendenti, della FEV, reversibile dopo cessazione dell’uso. La presenza di tosse, catarro, dispnea, sibili sono risultati essere più frequenti negli abituali consumatori rispetto ai non consumatori.

Le principali conseguenze che possono derivare dall’uso della cannabis sono: cronica infiammazione delle vie aeree, granulomi, pneumotorace, tumori e infezioni (contaminazione della cannabis da parte di batteri gram negativi e/o spore fungine), danno del tappeto muco ciliare o cambiamenti nella competenza immunologica locale.

Avvelenamento da monossido di carbonio (CO)

L’avvelenamento da monossido di carbonio è la più frequente causa di morte da avvelenamento accidentale in ogni età, ma sovente non viene riconosciuto tempestivamente per l’aspecificità dei sintomi. Non a caso il monossido di carbonio viene soprannominato il “killer silenzioso”: è un veleno allo stato gassoso, incolore, insapore inodore; questo viene prodotto dalla incompleta combustione, per carenza di ossigeno (la combustione completa porta alla formazione di anidride carbonica) di legna, carbone, petrolio, kerosene, metano, propano.

Nell’ambiente domestico sono presenti numerose possibili fonti di avvelenamento, come im- pianti di riscaldamento autonomo con cattiva manutenzione e ambienti inadeguati, grill a car- bone, camini o focolari difettosi, asciugatori per vestiti, fuochi, fumo da sigaretta, etc.

La sintomatologia spesso è subdola; poiché si verifica maggiormente nel periodo invernale viene spesso scambiata per una banale virosi delle vie aeree. Il CO determina ipossia tissutale attraverso due meccanismi: si lega all’Hb nello stesso sito dell’ossigeno formando la carbossiemoglobina (COHb) che, a causa della sua affinità per l’Hb> di 250 volte rispetto a quello dell’O2, provoca un grave blocco del trasporto dell’O2; provoca uno spostamento a sinistra della curva di dissociazione dell’ossiemoglobina residua, riducendone pertanto la capacità di cedere O2 ai tessuti. Un ulteriore danno tissutale può essere provocato dal legame del CO con altre proteine della cellula (enzimi della respirazione cellulare). La quantità di monossido di carbonio assorbita è direttamente proporzionale alla durata dell’esposizione, alla concentrazione nell’ambiente e alla ventilazione stessa. Difficilmente si pensa che il dolore toracico, accompagnato da tachicardia, possa essere un sintomo da riferire ad avvelenamento da CO. I casi di pazienti che hanno presentato un interessamento cardiaco, con quadri che vanno dall’aritmia all’infarto miocardico, vengono per lo più descritti in persone con pregressa cardiopatia, anche se oggi appaiono segnalazioni simili in età pediatrica e adolescenziale. Nel sospetto di avvelenamento da monossido di carbonio è indispensabile eseguire la determinazione della COHb (valori normali 1-3%; nei fumatori 5-6%). Per meglio definire la gravità dell’avvelenamento da CO, le indagini da eseguire comprenderanno anche i biomarcatori cardiaci, la cui elevazione si associa a necrosi cardiaca e muscolare (troponina cardiaca, mioglobina, CPK-MB, peptide natriuretico tipo B). Il trattamento comprende l’allontanamento dall’ambiente in cui è avvenuta l’esposizione al monossido di carbonio, somministrazione di ossigeno al 100% (da mantenere sino alla normalizzazione dei valori della COHb). L’emivita della COHb è di 4-6 ore in aria ambiente, di 1 ora respirando ossigeno puro e si riduce a 15-30 minuti in camera iperbarica. Bambini e adolescenti con sintomi aspecifici quali cefalea e/o vertigini, polipnea, dolore toracico e tachicardia potrebbero essere vittime di avvelenamento da monossido di carbonio. Inoltre, dolore toracico e tachicardia con obiettività clinica negativa dovrebbero venir riconosciuti come espressione d’ipossia. Nel sospetto di esposizione al CO, il paziente, insieme al suo nucleo familiare, dovrebbe essere sottoposto a screening per dosaggio della COHb, onde evitare pericolose sottovalutazioni con conseguenze, purtroppo, non infrequentemente tragiche.

Cause Cardiache

Il dolore toracico di natura cardiogena è un evento raro in età pediatrica e adolescenziale, con una prevalenza inferiore al 6%(30). Nella Tabella 2, vengono riportate le più comuni cause cardiache di dolore toracico in età pediatrico-adolescenziale (2).

Cause Psicogene

I disturbi psicogeni rappresentano dal 5-10% delle cause di dolore toracico nei bambini. L’incidenza è più elevata durante l’adolescenza e nel sesso femminile. È possibile ipotizzare un disturbo psicogeno in presenza di ansia ed eventi stressanti (morti per malattie cardiovascolari o malattie in familiari, separazione o divorzio dei genitori, abuso fisico o sessuale, attacchi di panico); si osserva una netta discrepanza tra la severità dei disturbi che il soggetto accusa e il reperto obiettivo assolutamente negativo(2). Il dolore toracico, non infrequentemente, si associa a dolori addominali ricorrenti e cefalea.

Conclusioni

Una buona conoscenza della fisiopatologia e dell’anatomia del torace contribuirà a finalizzare l’esame obiettivo ed il percorsodiagnostico-terapeutico dell’adolescente con dolore toracico (Tabella 3).

Le alterazioni della parete toracica rientrano tra le cause più comuni delle toracoalgie e sono, generalmente, facilmente riproducibili. In questi casi vi è un’irritazione dei tessuti parietali dai- quali partono gli stimoli che, seguendo i nervi intercostali, raggiungono i gangli delle radici dorsali, percorrono le vie spinali afferenti e arrivano ai centri cerebrali, dove sono interpretati come dolori netti, superficiali e localizzati. È possibile, inoltre, che uno stimolo doloroso, nato da un’irritazione primitiva di una radice dorsale, sia riferito alla parete toracica, come si verifica nel caso delle radicoliti. Le strutture somatiche e viscerali hanno alcune vie nervose sensoriali in comune e, pertanto, un disturbo viscerale può esprimersi con manifestazioni dolorose a livello T1-T6.

Anche i problemi addominali possono causare dolore toracico in quanto le porzioni posteriori e laterali del diaframma sono innervate dai nervi intercostali e possono, pertanto, “riferire” la sensazione dolorosa al torace inferiore e all’addome; il sistema d’innervazione della porzione centrale e di quella anteriore, invece, determina un fenomeno di sinalgia delle regioni della spalla e del collo.

Nel corso dell’esame obiettivo dovranno essere valutati i segni vitali e si dovrà effettuare un’attenta valutazione (percussione e palpazione)delle pareti toraciche e dell’addome e dell’apparato cardiaco e respiratorio (auscultazione). Dovranno essere sempre esclusi possibili traumi toracici. Per quanto concerne l’impiego di esami strumentali, la valutazione dovrà comprendere una radiografia del torace. Ulteriori esami (di laboratorio e/o strumentali) quali emogasanalisi, enzimi miocardiaci, ECG (a riposo, dopo sforzo, Holter), ecocardiografia, scintigrafia polmonare, ecografia addominale, sono raramente necessari a meno che non vi siano indicazioni specifiche raccolte dall’anamnesi e/o dall’esame obiettivo.

Il paziente che giunge alla nostra osservazione sintomatico, con un dolore non palesemente di natura funzionale o muscolo scheletrico, dovrà essere sottoposto ad ossigenoterapia e monitoraggio cardio-respiraraOverride-9″>L’approccio al dolore toracico nell’adolescente dovrà essere affrontato tenendo conto sia degli aspetti somatici che di quelli psicosociali, data la loro stretta connessione e reciproca influenza.

Il corretto approccio clinico e metodologico, eviterà inutili, stressanti e costose indagini.

 

Tabelle

Tabella I. Prevalenza del dolore toracico in età pediatrico adolescenziale

Dolore toracico idiopatico

12-85%

Muscoloscheletrico

• Costocondrite/sindrome costosternale

• Sindrome di Tietze

• Sindrome da scivolamento costale

• Traumi o stiramento dei muscoli

• Xifodinia

• Malformazioni vertebrali

15-31%

Miscellanea

• Drepanocitosi

• Cause mammarie

• Malattia di Bornholm Sindrome S.A.P.H.O.

• Herpes Zoster

• Compressione nervosa

• Droghe

• Fumo da sigarette

4-21%

Polmonare

• Asma

• Asma da sforzo

• Bronchite

• Pleurite

• Polmonite

Pneumotorace

• Embolia polmonare

• Sindrome toracica acuta

12-21%

Cardiaco

6%

Psicogeno

5-17%

Gastrointestinale

• Reflusso gastro-esofageo

• Spasmo esofageo

• Esofagite/gastrite iatrogena

• Ernia iatale

• Ulcera peptica

• Colecistite

8%

Tabella II. Cause cardiache di dolore toracico

Infiammatorie: pericarditi, miocarditi (infettive: virus, batteri; non infettive: LES, M. di Crohn, sindrome post cardiotomica

Aumentata richiesta miocardica di ossigeno o ridotta disponibilità: cardiomiopatia (dilatativa o iper- trofica), stenosi aortica, stenosi subaortica, stenosi aortica sopravalvolare, aritmie

Anomalie delle arterie coronarie: congenite e acquisite (arterite coronaria-malattia di Kawasaki, post chirurgiche, vasculopatia coronarica post trapianto, ipercolesterolemia familiare, diabete mellito)

Miscellanea: dissecazione aortica, rottura di aneurisma aortico, ipertensione polmonare, mixomi atriali, device cardiaci/stent

Droghe: cocaina, overdose di sostanze simpaticomimetiche

Tabella III. Dolore toracico nell’adolescenza: strategia d’intervento in base alla sintomatologia

Sintomi

Tipo d’intervento

Dolore toracico acuto presumibilmente funzionale o idiopatico

Follow-up e indagini specifiche in base alla sintomatologia clinica

Dolore toracico associato a palpitazioni, sincope o patologia cardiaca sottostante

Valutazione cardiologica ed eventuali esami strumentali (ECG, ecocardiografia, ecc.)

Dolore toracico secondario a una causa specifica sottostante

Ulteriori approfondimenti sulla base della valutazione clinica

Dolore toracico cronico funzionale o idiopatico

Approfondimento diagnostico per sospetta origine psichiatrica, asma o patologia gastroesofagea

 

Bibliografia

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Sexualidad en la adolescencia


 

Sexualidad en la adolescencia.
¿Y qué podemos hacer con los adolescentes los diferentes agentes educativos?

F. López Sánchez
Catedrático de Psicología Sexual. Universidad de Salamanca.

 

Fecha de recepción: 20 de diciembre 2013
Fecha de publicación: 27 de febrero 2014

 

Adolescere 2014; II (1): 24-34

 

Resumen

Los problemas asociados a la forma en que adolescentes y jóvenes viven la sexualidad y las relaciones amorosas hoy día son muy numerosos y bien conocidos: embarazos no deseados, enfermedades de transmisión sexual, abusos sexuales, frustración en las relaciones, etc.

Lo que se pretende es hacer una reflexión sobre sus posibles causas y la forma en que deberían ser afrontados, especialmente por la familia, la escuela y los profesionales de la salud.

A nuestro modo de ver, entre otras causas, merecen ser tenidas en cuenta las siguientes causas de estos problemas: (a) la falta de información legitimada por la familia, la escuela y los profesionales de la salud, (b) las contradicciones de la sociedad en los planteamientos sobre la sexualidad de los adolescentes y jóvenes, (c) los nuevos mitos sobre la sexualidad, (d) los escenarios de ocio asociados al alcohol y otras drogas, (e) la carencia de figuras de apego adecuadas, que sean modelo de relaciones amorosas, (f) la falta de una verdadera educación sexual en la escuela y (g) la no implicación de los profesionales de la salud en la prevención y asistencia en este campo.

Palabras clave: Adolescencia, Sexualidad, Educación e información sexual.

Abstract

The problems associated with how teens and youngsters live their sexuality and romantic relationships nowadays are numerous and well known: unwanted pregnancies, sexually transmitted diseases, sexual abuse, frustration in relationships, etc. 


The aim of this paper is to reflect on the possible causes and how they should be addressed, especially by the family, school and health professionals.



In our view, some causes of these problems, among others, would be the folowing: (a) the lack of information legitimized by family, school and health professionals, (b) the contradictions of society in its approach to adolescent and youth sexuality, (c) the new myths about sexuality, (d) the leisure scenarios associated with alcohol and other drugs, (e) the lack of suitable attachment figures who are relationship models, (f) the lack of real sex education in the school, and (g) the non-involvement of health professionals in the prevention and assistance in this field.

Key words: Adolescents, Sexuality, Sexual Education and Information.

 

Introducción

Los problemas asociados a la forma en que adolescentes y jóvenes viven la sexualidad y las relaciones amorosas hoy día son muy numerosos. Se realiza una reflexión sobre sus posibles causas y la forma en que deberían ser afrontados, especialmente por la familia, la escuela y los profesionales de la salud.

Los problemas asociados a la forma en que adolescentes y jóvenes viven la sexualidad y las relaciones amorosas hoy día son muy numerosos y bien conocidos: embarazos no deseados, enfermedades de transmisión sexual, abusos sexuales, frustración en las relaciones, etc. No se trata de problemas generalizados, pero sí demasiado frecuentes, especialmente el primero de los señalados. Afectan a los adolescentes y jóvenes y muy especialmente y de manera aguda a los menores de edad.

Por conocidos, no nos vamos a centrarnos en ellos, algo ya hecho en numerosas publicaciones como puede verse en la bibliografía citada (López, Fernández-Rouco, Carcedo, Kilani, y Blázquez, 2010). Lo que pretendemos es hacer una reflexión sobre sus posibles causas y la forma en que deberían ser afrontados, especialmente por la familia, la escuela y los profesionales de la salud.

A nuestro modo de ver, entre otras causas, merecen ser tenidas en cuenta especialmente las siguientes causas de estos problemas: (a) la falta de información legitimada por la familia, la escuela y los profesionales de la salud, (b) las contradicciones de la sociedad en los planteamientos sobre la sexualidad de los adolescentes y jóvenes, (c) los nuevos mitos sobre la sexualidad, (d) los escenarios de ocio asociados al alcohol y otras drogas, (e) la carencia de figuras de apego adecuadas, que sean modelo de relaciones amorosas, (f) la falta de una verdadera educación sexual en la escuela y (g) la no implicación de los profesionales de la salud en la prevención y asistencia en este campo.

¿Están bien informados nuestros adolescentes y jóvenes? El rol de la familia, la escuela y los profesionales de la salud en relación con la información

Los adolescentes y jóvenes tienen mucha información; no es, por tanto, en sentido estricto, un problema de información. Incluso puede decirse que les llega demasiada información sexual a través de los amigos o amigas, Internet, medios de comunicación y productos culturales como el cine. Hace más de diez años que, con colegas de diferentes países, hicimos una investigación en España, Canadá y Francia; en los tres países tenían una información bastante precisa de cómo evitar los riesgos asociados a la actividad sexual.

¿Pero es esta información eficaz? La respuesta es también clara: no es eficaz en numerosos casos, de forma que hay, con frecuencia, una clara contradicción entre los conocimientos que tienen y su conducta.

Y ¿cuáles son las causas de esta conducta tan irracional? Seguramente muchas y no tan fáciles de precisar, aunque intentaremos hacerlo en este artículo.

Los jóvenes carecen de una información legitimada por la familia, la escuela y los profesionales de la salud sobre la sexualidad y por ello no pueden usarla abiertamente con libertad.

Por lo que se refiere a los conocimientos, carecen de una información legitimada por la familia, la escuela y los profesionales de la salud. Y como la información no está legitimada, no pueden usarla abiertamente, con libertad. La información sexual que tienen se oculta a la familia, a los educadores y a los profesionales y la usan, por tanto, de manera furtiva o simplemente no la tienen en cuenta. También la conducta sexual es furtiva: en lugares y tiempos que se ocultan, en formatos precipitados, con alguna frecuencia bajo los efectos de alcohol, etc.

Si de la sexualidad y la actividad sexual no se puede hablar en familia y en la mayor parte de las escuelas, los adolescentes y jóvenes tienen que ocultar lo que saben y lo que hacen. Esto no favorece la conducta responsable, especialmente en los más jóvenes, como indican todos los estudios.

Si la familia no habla de estos temas abiertamente y con buena información, los hijos, especialmente en la primera adolescencia, no saben muy bien a qué atenerse.

La familia debe hablar abiertamente con los hijos de estos temas y ofrecerle una primera información sobre ellos, a la vez que colabora con la escuela. Naturalmente que la familia tiene el derecho y el deber de transmitir los valores en que creen, salvo fundamentalismos, pero no debe negarle informaciones básicas a los hijos; pueden y deben darle consejos, pero no pueden olvidar que tienen que prepararlos para que sean responsables y autónomos.

La escuela debe ofrecer una información sistemática sobre todos los temas fundamentales de sexualidad (anatomía, fisiología sexual y de la reproducción, afectos sexuales y sociales: deseo, atracción, enamoramiento, apego, amistad y sistema de cuidados), anticoncepción, etc. En términos de valores la escuela puede y debe respetar los valores de la familia y cada alumno (salvo fundamentalismos) y transmitir valores éticos universales (como, por ejemplo: la ética del consentimiento, de la igualdad, del placer compartido, de la lealtad y de la salud), propuesta ética que hemos desarrollado en otras publicaciones.

Los profesionales de la salud, en lugar de hacer objeción práctica casi generalizada, deberían incluir en sus entrevistas y en sus relación con los menores el tema de la sexualidad, en un clima de confianza, sin la presencia de los padres, de forma que les permitiera hablar con libertad y pedir informaciones concretas y ayudas.

Los profesionales de la salud, en lugar de hacer objeción práctica casi generalizada, deberían incluir en sus entrevistas y en sus relación con los menores esta temática, en un clima de confianza, sin la presencia de los padres, de forma que les permitiera hablar con libertad y pedir informaciones concretas y ayudas.

Las contradicciones de la sociedad y las características de la adolescencia

Nuestra sociedad es muy contradictoria en relación a la sexualidad de los adolescentes y jóvenes:

(a) Desde un lado de la contradicción, se ha liberalizado la comercialización de todo tipo de productos con contenido sexual y se usa la sexualidad como reclamo asociado en la publicidad de numerosos productos. Los contenidos culturales se impregnan, con frecuencia, de sexualidad con el único objetivo de llamar la atención, los programas de televisión inundan la pantalla de contenidos sexuales adultos muy explícitos y se centran en los trapos sucios de las relaciones interpersonales íntimas. La moda propone formas de vestir y estar atrevidas tratando el cuerpo, especialmente el de la mujer, como un objeto erótico, etc.

De esta forma, los menores son incitados, excitados y hasta empujados a interesarse precozmente por asuntos adultos y a tener actividad sexual.

(b) Desde el otro lado de la contradicción, los agentes socializadores (familia, escuela y profesionales) guardan silencio, asisten perplejos y desorientados a este espectáculo, no saben que hacer y, por ello, en muchos casos, se sienten sobrepasados y se quedan paralizados. Todos hablan de sexualidad (los productos culturales, la televisión, Internet, los amigos, los medios de comunicación, las revistas, las publicaciones pornográficas, etc.) menos los que tendrían hablar abiertamente, con informaciones precisas y valores familiares (la familia), valores universales (la escuela y los profesionales).

Es así como hemos pasado de la represión obsesiva, la prohibición y el castigo a la permisividad desorientada. Padres, escuela y profesionales están paralizados, mientras esta sociedad de mercado ha convertido la sexualidad en un negocio directo o en un mediador de numerosos negocios.

En medio, los adolescentes sufren la contradicción en los primeros años de la adolescencia y adquieren, en no pocos casos, un atrevimiento irresponsable una vez se acercan a la mayoría de edad. Y esto les ocurre además en una edad, que por razones evolutivas propias de cada generación adolescente, la conciencia de riesgos es menor, el sentimiento de poder es mayor, la presión del grupo es muy significativa, el sentido de la experimentación y la aventura se acrecienta, a la vez que se ponen en cuestión las opiniones y consejos de los adultos.

Por ello, podríamos decir, que vivimos en una sociedad en la que no son pocos los agentes socializadores que renuncian de hecho a ayudar a los menores a vivir mejor la sexualidad.

Con ello no queremos decir que la mayoría de las familias y todas las escuelas y profesionales lo estén haciendo mal y que la mayoría de los adolescentes asumen graves riesgos. La mayoría, eso dicen los estudios, son responsables retrasando la actividad sexual o teniendo actividades sexuales saludable. Pero sí afirmamos que son demasiados los que asumen riesgos graves y muchos más los desorientados, de forma que afrontar estos problemas debería ser un asunto prioritario.

Los nuevos mitos sobre la sexualidad

También los científicos, hijos finalmente de la misma cultura, han guardado silencio sobre la sexualidad, al menos hasta el siglo XX. Incluso durante siglos se limitaban a repetir los viejos mitos y las ideas sexofóbicas que han sido dominantes en nuestra cultura durante siglos. La sexualidad era considerada, antes que nada, un instinto peligroso que era necesario controlar. La actividad sexual era legitimada solo dentro del matrimonio heterosexual con el fin de procrear. Cualquier otra diversidad era etiquetada de desorden moral y natural. La masturbación, por poner solo un ejemplo, contra toda evidencia, se decía que producía daños físicos y psíquicos de todo tipo.

A principios del siglo XX, con los planteamientos de Freud y, sobre todo, desde mediados de éste mismo siglo, los científicos empezaron a hacer estudios que cuestionaron con éxito esa visión confesional de la sexualidad. Hoy tenemos conocimientos bastante amplios sobre la sexualidad y, en general, se acepta que las personas pueden organizarse su vida sexual y amorosa de formas bien diversas, aún dentro de los criterios de salud sexual.

Pero estos conocimientos científicos, incluso los más básicos, no se han generalizado entre la población, no se enseñan en la escuela y muchos profesionales los desconocen o, si no es así, se sienten incómodos y poco formados para usarlos en su práctica profesional. La actitud predominante sigue siendo de miedo e incomodidad, guardando por ello, casi siempre, silencio.

Mientras tanto, las nuevas libertades sociales, que en el mundo occidental empezaron después de La Segunda Guerra Mundial y en España en los últimos años de la dictadura de Franco y en la transición a la democracia, han creado las condiciones para que se comercialice con todo tipo de productos sexuales. En esta sociedad de mercado en la que el valor dominante es vender y consumir, la sexualidad se ha convertido en un producto más, presentado de forma explícita o a través de Internet, programas de televisión, productos culturales de todo tipo y publicaciones diversas. La publicidad recurre de forma generalizada y muy explícita, también a contenidos sexuales para vender todo tipo de productos.

Industrias específicas como la moda, la cirugía estética, la cosmética, la alimentación, la salud y los cuidados del cuerpo enfatizan una manera de vivir en la que resultar atractivo y atractiva sexualmente son valores prioritarios.

El estilo de vida de numerosas personas jóvenes y adultas reflejan este gusto por consumir y estar en le mercado de las relaciones siguiendo los nuevos cánones en relación al cuerpo y la sexualidad.

El mercado, las revistas de moda, la publicidad y buena parte de la población han construido nuevos mitos sobre la sexualidad, una vez abandonados y hasta ridiculizados los antiguos. Mitos que, con frecuencia, comparten de forma más o menos explícita, algunos profesionales ya que han sido favorecidos por la ausencia de una adecuada formación en sexología.

El mercado y las revistas de moda y la publicidad y buena parte de la población han construido así nuevos mitos sobre la sexualidad, una vez abandonados y hasta ridiculizados los antiguos. Mitos que, con frecuencia, comparten de forma más o menos explícita, algunos profesionales ya que han sido favorecidos por la ausencia de una adecuada formación en sexología.

¿Cuáles son estos mitos? No siempre son fáciles de señalar y describir porque se trata de un pensamiento difuso, que aparece aquí o allá, de forma más o menos explícita. Aun así creemos necesario ser capaces de indicar qué ideas se acaban haciendo dominantes en una sociedad, aunque no se sabe muy bien quién las propone y cómo se sostienen y cómo se usan. Citaremos algunas, esperando que inciten a una reflexión profunda y al estudio serio de lo que hoy sabemos sobre la sexualidad:

a.-La primera de ellas es la creencia en que “la actividad sexual es necesaria para la salud”. Reviste numerosas formas más o menos explícitas y suele referirse a diferentes manifestaciones sexuales.

Según ella, por ejemplo, se puede uno encontrar publicaciones (incluso apoyadas por administraciones públicas) en las que en relación con la masturbación se dicen cosas como: “no te lo pierdas”, “parece lógico que uno se conozca a sí mismo antes de conocer a otro”, etc. Hemos pasado de de un viejo mito (“la masturbación es una conducta desviada que causa graves problemas”) a un nuevo mito (“masturbarse es una condición para la salud general o sexual”).

Coitar, descargar la tensión sexual en orgasmos, fue visto como una condición para la salud por W- Reich, discípulo que siguió al pié de la letra al primer Freud. Esta creencia está hoy bastante extendida en revistas de divulgación y se usa en la publicidad. Incluso no es raro escucharla de forma más o menos explícita en profesionales. De hecho es un mensaje que llega a muchas personas. Un señor de 75 años me dijo durante una de mis intervenciones:

“No entiendo por qué tener relaciones sexuales, que antes estaba prohibido, era malo y pecado, desgastaba, etc., hoy es obligatorio”.

La verdad es que la naturaleza de la sexualidad permite a los seres humanos organizar su vida sexual de formas muy diferentes, con o sin actividad sexual explícita, como hemos explicado tantas veces al exponer el modelo biográfico-profesional (López, 2005a). Nos ha costado descubrir que en este campo podemos ser más libres de lo que pensábamos en el pasado, ¿tiene sentido crear nuevas obligaciones?

b.- La segunda afecta especialmente a los adolescentes y jóvenes. Aparece, sobre todo, en forma de práctica profesional en bastantes educadores sexuales. Consiste en intervenir bajo el supuesto (aunque no suele explicitarse) de que “todos los adolescentes y jóvenes tienen o es conveniente que tengan actividad sexual (implícitamente “coital”)”. Algo que no se corresponde con la realidad, como puede verse en los estudios sobre las conductas sexuales de adolescentes y jóvenes, y que contribuye de forma directa o indirecta a presionarlos para que tengan actividad sexual.

De esta manera, hemos pasado de un modelo moral que hace de la abstinencia un deber para todos los no casado heterosexualmente (legítimo discurso religioso, pero no modelo de educación sexual que pueda ser aceptado en la escuela pública de un país no confesional) a un modelo prescriptivo, denominado así porque, de hecho, prescribe la actividad sexual para todos. Este modelo es peligroso, sobre todo, entre los más jóvenes, especialmente si va asociado el silencio y la permisividad familiar.

¿Seremos capaces de educar en libertad, la responsabilidad, la salud, etc., dejando de proponer modelos obligatorios uniformes represivos o prescriptitos?

La falta de figuras de apego adecuadas. La familia en conflicto y silenciosa

Lo más importante de la educación sexual depende de la familia (López, 2005b). Es ofrecer a los hijos una experiencia familiar en la que sus figuras de apego se tratan con respeto, saben afrontar los conflictos y tienen una buena relación amorosa, a la vez, claro está, que son cuidadores adecuados de sus hijos.

Finalmente, lo más importante de la educación sexual depende de la familia (López, 2005b). Y eso que llamamos “lo más importante” es ofrecer a los hijos una experiencia familiar en la que sus figuras de apego se tratan con respeto, saben afrontar los conflictos y tienen una buena relación amorosa, a la vez, claro está, que son cuidadores adecuados de sus hijos.

Varios aspectos, por tanto, son nucleares en la experiencia familiar:

(a) Tener modelos de cuidadores que sepan tratarse bien, no solo evitar el maltrato, respetarse, cuidarse mutuamente y transmitir de una u otra forma que las relaciones amorosas valen la pena, son un valor fundamental, y pueden salir bien. Uno de los peligros actuales es que los menores de edad adquieran la idea de que las relaciones amorosas son conflictivas y no valen la pena.

En el caso de que haya conflictos, que sepan afrontarlos y, si llegaran a separarse, lo hagan de mutuo acuerdo, cuidando el hacer sufrir a los hijos lo menos posible, sabiendo que no se separan de los hijos y que deben seguir colaborando en sus cuidados. En una publicación muy reciente nos ocupado de este tema analizando los errores que se cometen y proponiendo cómo deben comportarse los padres en un proceso de separación (López, 2010).

(b) Recibir los cuidados esenciales. Entre ellos, los que más tienen que ver con la educación sexual son:

— Aceptar a los hijos incondicionalmente de forma que se sientan seguros, sabiendo que sus padres no les van a fallar. Aprenden así que existen las relaciones seguras y adquieren una confianza básica fundamental en el ser humano y su capacidad de amar.

— Estimar a los hijos, para que se sientan valiosos, dignos de ser amados.

— Interactuar con ellos de forma íntima, para que aprendan a usar y disfrutar el código de la intimidad (mirar y ser mirados, acariciar y ser acariciados, compartir el espacio de intimidad, expresar, entender y compartir emociones, etc.), tan importante en las relaciones amorosas adultas.

— Ofrecerle informaciones básicas sobre sexualidad respondiendo a sus preguntas de forma abierta, hablando positivamente de las relaciones amorosas, haciendo una prevención básica de los riesgos sexuales (abusos sexuales, embarazo no deseado, etc.) y colaborando con la escuela.

La familia es el agente socializador más importante, también en todo lo que se refiere a las relaciones sexuales y amorosas. Es fundamental que los padres se comuniquen abiertamente con los hijos sobre estos temas, pero lo es más que la familia sea un lugar donde un grupo de personas se protegen, se apoyan y se quieren. Y donde, específicamente, se vive la experiencia de que los adultos emparejados se respetan, tratan con igualdad y se quieren.

Es así como en la familia se adquieren dos cosas fundamentales que solo las figuras de apego pueden ofrecer: la confianza-certeza básica que los seres humanos saben tratarse bien y quererse, por un lado, y el código de comunicación necesario a toda relación íntima (entre padres e hijos o entre los miembros de una pareja sexual y amorosa).

La falta de una verdadera educación sexual en la escuela

La historia de la educación sexual en la escuela española es la historia de un fracaso. Las diferentes propuestas de los gobiernos sobre este tema han sido retóricas, no garantizando una verdadera educación sexual en las escuelas. Solo en algunos centros muy concretos y, con frecuencia, fuera del horario escolar, se ha hecho una cierta educación sexual.

En otro lugar hemos hecho una valoración crítica de las propuestas del gobierno y la realidad de la educación sexual en España (López, 2005a). Los dos problemas mayores son que se han limitado a proponer la educación sexual como un contenido transversal y que no han formado a los educadores en este campo. Por ello, si la responsabilidad es de todos los profesores y de ninguno en concreto y, además, no se les forma para ello, el resultado no podía ser otro que un fracaso.

La última propuesta de una materia de educación para la ciudadanía no solo es contraria a la propuesta general de contenidos transversales (¿por qué la educación en la ciudadanía no es un contenido transversal?), cayendo en una contradicción evidente, sino que al incluir en ella la educación sexual reconocen el fracaso de la propuesta transversal general aun vigente. Por cierto, esta propuesta de educación para la ciudadanía también la hemos criticado en otra publicación con más detalle (López, 2009b).

¿Qué debería hacer la escuela?

En primer lugar, formar a los educadores, al menos a algunos de ellos de cada centro, para que puedan hacer educación sexual de forma específica..

En segundo lugar, elaborar o adaptar programas de educación sexual para cada uno de los ciclos.

En tercer lugar, asignar tiempos específicos, recursos y dedicación de algunos profesores para este trabajo. Crear un área de Calidad de Vida, de Salud o de Promoción del Bienestar, con una hora de dedicación semanal para todo aquello que la escuela puede hacer explícitamente con la educación formal para ayudar a los ciudadanos a vivir mejor, es lo que hemos propuesto, siguiendo el modelo de algunos países. Desde este espacio se puede colaborar con las familias, los sanitarios y conseguir influir transversalmente todo el currículo educativo sobre contenidos como la salud, la sexualidad, el consumo, la ecología, la educación social, etc.

En cuarto lugar, cuidar el currículo oculto escolar de forma que los valores asociados a la educación sexual impregnen, de ésta forma sí, transversalmente la vida escolar. La colaboración de todo el equipo educativo sí es fundamental para cubrir este objetivo.

De esta forma, se conseguiría que la escuela cumpliera su función esencial en educación sexual: ofrecer conocimientos profesionales, programados y secuenciados, sobre la sexualidad. Aquellos conocimientos que son esenciales para vivir bien la sexualidad y evitar los problemas asociados a las actividades sexuales de riesgo. Estos conocimientos deben incluir entre otros contenidos los siguientes: anatomía básica, fisiología de la respuesta sexual humana y de la reproducción, identidad sexual y género, orientación del deseo, afectos sexuales (deseo, atracción y enamoramiento) y afectos sociales (apego, amistad y sistemas de cuidado), tipos de parejas y familias, anticoncepción, etc. Una propuesta específica de estos contenidos, por ciclos, puede encontrarse en López (2005a).

A estos contenidos hay que añadir la transmisión de una serie de valores éticos universales (ética del consentimiento, ética de la igualdad entre sexos, ética del placer compartido, ética de la lealtad, ética de la salud, etc.), compatibles con un sistema social democrático no confesional y la diversidad sexual saludable.

Nuestra propuesta es aplicar un modelo biográfico y profesional que respete el derecho de las personas a organizar su vida sexual y amorosa y el derecho de las familias a transmitir las creencias y valores que consideren adecuados, a la vez que la educación sexual escolar (basada en conocimientos profesionales y valores universales) se considera un derecho de los menores que no puede ser cercenado por la familia.

Nuestra propuesta es aplicar un modelo biográfico y profesional que respete el derecho de las personas a organizar su vida sexual y amorosa y el derecho de las familias a transmitir las creencias y valores que consideren adecuados, a la vez que la educación sexual escolar (basada en conocimientos profesionales y valores universales) se considera un derecho de los menores que no puede ser cercenado por la familia. A lo largo de los años hemos conseguido que ésta propuesta no resulte conflictiva a creyentes o no creyentes, a las personas conservadoras o a las personas liberales. Nos alejamos así de forma muy clara de los modelos religiosos que defiende la “la abstinencia para toda persona que no éste casada heterosexualmente” (esto nos parece una propuesta religiosa muy respetable, que puede hacerse desde la iglesia o la familia, pero no un modelo de educación sexual en la escuela aceptable en un país no confesional) y de los modelos prescriptivos que de una forma explícita o implícita trabajan con la idea de que todos los adolescentes tienen o van a tener y es conveniente que tengan actividad sexual, sin excluir el coito.

Promocionar que las personas puedan ser lo más libres posibles, a la vez que responsables, es lo fundamental. Por ello concedemos gran importancia a los conocimientos y la ética de las relaciones amorosas. Los conocimientos y éstos valores, ayudan a fomentar el bienestar personal y social, a la vez que permiten una gran diversidad de biografías sexuales y amorosas.

En definitiva, creemos que la naturaleza humana nos permite tomar decisiones sobre nuestra vida sexual y amorosa, en eso nos distinguimos de la mayor parte de las especies, y que, por tanto, caben una gran diversidad de formas de vivir la sexualidad. Promocionar que las personas puedan ser lo más libres posibles, a la vez que responsables, es lo fundamental. Por ello concedemos gran importancia a los conocimientos y la ética de las relaciones amorosas. Los conocimientos y éstos valores, antes solo citados, ayudan a fomentar el bienestar personal y social, a la vez que permiten una gran diversidad de biografías sexuales y amorosas.

Para ello, la escuela debe colaborar con la familia, respetando el rol de cada agente socializador, siendo concientes de que finalmente se trata de preparar a cada niño y niña para que sepa tomar decisiones de forma responsable en el campo de la sexualidad, concediéndole, a medida que avance su edad, mayor autonomía. La educación finalmente debe intentar que las personas acaben siendo autónomas, libres, éticas y responsables de sus actos, entendiendo que de lo que se trata es de facilitarles aprendizajes para la vida que les eviten errores y las faciliten aciertos que les hagan más felices.

La falta de implicación de los profesionales de la salud

Los profesionales de la salud, especialmente los médicos de familia y todo el personal de los centros de salud, así como los pediatras, ginecólogos, etc., salvo un grupo muy minoritario, no se han involucrado nunca en la prevención y asistencia en relación con los riesgos asociados a las prácticas sexuales de riesgo. Menos aún en la ayuda para que vivan mejor la sexualidad, desde un enfoque positivo.

Los riesgos consumados los ha derivado el gobierno a clínicas privadas (caso del aborto) y la anticoncepción de emergencia (píldora del día después) a las farmacias, llegando a legislar que los menores puedan comprar sin receta anticonceptivos de emergencia e incluso abortar sin conocimiento de la familia cuando la menor aduce problemas familiares. Tal manera de proceder expresa muy bien como los gobernantes tiran por la calle del medio, sin afrontar los problemas, promoviendo que familiares y sanitarios se desentiendan de los temas relacionados con la sexualidad de los menores.

Los sanitarios deberían colaborar con la familia y la escuela en la prevención de riesgos y el la transmisión de conocimientos sexuales profesionales, abrir consultas específicas para adolescentes y jóvenes y tener entrevistas confidenciales (sin la presencia de los padres) en las que dentro de los temas de salud se ofrecieran informaciones y ayudas en este campo. En este caso, no se trata de alejar a los hijos de la familia, sino de crear un clima profesional de confianza, que los propios padres aceptan muy bien cuando se les explica el sentido, en el que los adolescentes y jóvenes tenga la oportunidad de hablar y ser ayudados por un profesional de la salud.

Los programas comunitarios de prevención (con alternativas de vida y ocio saludables) en los que, por barrios o distritos de salud, los educadores, los profesionales de la salud y las familias colaboran para prevenir los riesgos que amenazan la salud sexual y la salud en general, es la propuesta más global y adecuada que deberíamos hacer para conseguir que adolescentes y jóvenes tengan un estilo de vida saludable en todos los campos.

Los programas comunitarios de prevención (con alternativas de vida y ocio saludables) en los que, por barrios o distritos de salud, los educadores, los profesionales de la salud y las familias colaboran para prevenir los riesgos que amenazan la salud sexual y la salud en general (por ejemplo, el consumo de alcohol y tabaco u otras drogas, los accidentes de tráfico, etc.) es la propuesta más global y adecuada que deberíamos hacer para conseguir que adolescentes y jóvenes tengan un estilo de vida saludable en todos los campos.

Sabemos, por tanto, lo que hay que hacer y cómo llevarlo a cabo, falta una verdadera conciencia social de lo que nos jugamos con este tema y una respuesta adecuada de las familias, la escuela y los profesionales de la salud. Para ello es fundamental que los políticos se tomen en serio la salud de nuestros adolescentes y jóvenes, cosa que no ha hecho ningún gobierno desde la transición.

 

Bibliografía

1. López, F. (2005) Educación sexual. Madrid: Biblioteca Nueva.

2. López, F. (2006) Educación sexual de los hijos. Madrid: Pirámide.

3. López, F. (2009) Amores y desamores. Madrid: Biblioteca Nueva.

4. López, F., Fernández-Rouco, N, Carcedo R., Kilami, A. y Blázquez M. I. (2010). La evolución de la sexualidad prepuberal y adolescente: diferencias de afectos y conductas en varones y mujeres. Cuestiones de Género: de la igualdad y la diferencia., 5, 165-185.